di Amato Maria Bernabei
La vita è un sogno e l’uomo è un pescatore di sogni. In questa prospettiva la vita è dunque un inganno e l’uomo un ingannato. La vita è luce: la luce è sogno, la luce è inganno. La realtà assoluta è l’ombra, la realtà assoluta è la morte.
All’uomo che nasce si offre un frammento di giorno, un segmento di vita: un inganno. Prima di lui, per lui, l’assoluta ombra; dopo di lui, per lui, la medesima oscurità. Il tempo e lo spazio sono per chi vive e ne ha coscienza: al di fuori di chi esiste, e lo sa, la realtà non ha senso.
Ieri non c’ero: che rilievo ebbe per me tutto quello che accadde? La storia passò davanti agli occhi di altri ed ebbe importanza per loro. Che conta se oggi il contesto in cui sono immerso è il risultato di quella storia? Io vivo oggi. Domani potrei non esserci: che significato avrà per me tutto quello che ora mi circonda?
Prima nulla, poi nulla, ora questo amore, che sento, per la vita e per l’amore.
L’uomo che si innamora della vita ne scopre, comunque, il dramma profondo. Quando la ragione lo avverte che il mare infinito e fascinoso in cui spingeva la barca per la pesca dei sogni, sotto l’azzurro infinito o sotto le stelle infinite, sbiadisce al confronto della bellezza della vita, ma che la vita è un cristallo trasparente e fuggevole, combatte contro le sue tendenze autodistruttive, contro le insidie e gli affanni esistenziali, sorretto dai suoi ideali: lotta, cade, lotta e riemerge. Infine non può nulla. Innamorato della vita, stretto alla vita, la Morte, la Realtà Assoluta, inevitabilmente lo coglie nel cerchio di fuoco della luce e dell’amore e ristabilisce la legge violata della tenebra.
Amato Maria Bernabei
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PERSONAGGI
VITA-SOGNO una bellissima fanciulla bionda, eterea
DECEPTUS giovane pescatore
GLI AFFANNI fratelli della Vita, laidi e macilenti
IL VIZIO fratello della Vita, bisessuato e bifronte,
donna bellissima davanti, uomo deforme dietro
L’INSIDIA figlia della Morte
L’IDEALE gemello di Deceptus, a questi straordinariamente
somigliante
LA MORTE la Realtà Assoluta
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A T T O I
Scena I
Notte buia, serena, ma senza stelle, non molto prima dell’alba. Nei pressi del mare, alla foce di un fiume, un canneto scricchiola al vento. La risacca tormenta l’oscurità.
Canneto
Non dite ch’è una notte
come tante:
è più densa, è più vasta,
è più deserta di speranze.
Tradisce il cielo 5
che non ha più sangue
di stelle,
inaridito.
Un’onda
Quando mi spinse il vento
ero nel palmo della luna, 10
sulla bocca del pozzo
dove gli astri
attingono la luce:
ruotava la carrucola
pescando ombre. 15
In un punto laterale della scena s’illumina uno spazio irreale: si scorge un giaciglio, dove una fanciulla, sussultando, si desta.
Vita
Rombi nell’aria
senza frecce di lampi
hanno ferito un sogno…
Un’onda
La riva che speravo
e che mi frange. 20
Scena II
Sfondo iniziale. Albeggia. L’orizzonte si accende gradualmente ed il cielo si va schiarendo. In un angolo si scorge una capanna di pescatori; sulla riva è ancorata una barca.
Deceptus
(apparendo sulla porta della capanna)
Spira dal mare
un vento amaro e il mattino non vede
la scintilla di Venere.
Riprendere la strada mai segnata
o diffidare 25
del silenzio dei flutti?
Se poi chi mosse la tempesta
scaglia vortici d’ira
che nasconde? Nel sonno
udivo rantolare le profonde 30
gole del cielo, e lo sguardo
dell’alba non ha nebbie.
L’acqua trattiene il moto
contro un respiro
che cerca vele. 35
Se dovesse il timore governare
le rotte al navigante,
non vedremmo più onde per le chiglie
rompersi, abbracciando le carene.
Perciò riprenderemo la strada 40
mai segnata:
spingeremo la barca dove denso
l’azzurro grava sui fondali,
getteremo le reti dove ignari
branchi le gonfieranno. 45
Il pescatore si incammina verso la barca e molla gli ormeggi. La luce dell’alba, che progrediva nel cielo, si fa esitante, poi lentamente regredisce. La risacca tace.
Deceptus
Quale segno funesto?
Sembra che alla luce
manchi la forza di entrare
nell’aria e che ricada
nell’abisso! 50
Canneto
Il pozzo della luce è inaridito
e ruota la carrucola
pescando ombre!
Deceptus
(fissando di nuovo gli ormeggi)
Meglio che indugi.
Un argine di luna 55
ha forse colto il sole
sulle soglie del giorno
e ne trattiene il fuoco
che distenebra.
I pesci intanto 60
pascoleranno.
È tornata la notte. Deceptus si ritira nella sua capanna
Canneto
Se non è la luna
che distratta scioglie
i capelli e fa da schermo
al sole, 65
quale inganno ci prese
a questo dolce senso
di vivere?
Quale insidia salì per le radici
e quale abbraccio vuoto 70
di acque e cielo
ci tenne?
se la luce si perde,
se già il freddo che si prolunga
assidera le vene? 75
Scena III
Entra l’Insidia, giovane donna, bruna e molto bella, in abiti allusivi e simbolici (ad libitum)
Canneto
Fuggite gli occhi
dell’Insidia, la figlia
della Morte.
Insidia
Non c’era vita o morte:
si pongono gli opposti 80
soltanto nel disordine,
che genera dissidio.
Era l’Eden giardino
di felice presenza
e di equilibrio. 85
Premevano però gli esterni
spazi del Caos.
Fu così che una scheggia
della follia dell’Etere
ruppe il diaframma. 90
Pietra diversa, insolita,
sedusse Temor,
che la strinse nel palmo
e ne fu scossa
fino a svenire. 95
Al tornare dei sensi
vide l’erba
inaridire sotto le sue dita:
ebbe un grido straziante
e m’implorava… 100
E fu quella preghiera
che mi perse.
Ferita dalle unghie di uno sguardo
mi scorreva nel sangue
già il Raggiro, la perversa 105
Malizia, la Finzione,
il desiderio del fatale Inganno.
Temor fu Morte
ed io divenni Insidia.
Fuggimmo per il varco 110
dove il vento dell’Etere soffiava
frammenti di follia.
E la vendetta dura!
Deceptus
(sulla porta della capanna, guardando verso Insidia)
Voce che invita, ma parole
avare di senso, o forse piene 115
di annunci di rovine.
Ma che notte è mai questa,
interminabile,
ospite del sospetto,
in cui si aggirano 120
presagi in forme arcane?
Il furto delle stelle
il mare muto,
soffi come lamenti
nel canneto, 125
il giorno che ripiega…
ed ora corde d’angelo
che vibrano
il suono della morte.
Insidia
(sorpresa, si affretta verso l’angolo più buio della scena)
Una carezza d’uomo, 130
che in un tempo
seduce due nature:
il mio sangue di donna
e la mia linfa di mostro.
Possedere e distruggere: 135
due ali
per il volo di un solo
desiderio.
Conoscerai l’abbraccio della Mantide
che mentre ama 140
uccide.
Dunque, che tu non veda
le mie sembianze
e non eluda la tua sorte.
Ritornerò, 145
immutabile bellezza
dentro mutate vesti.
Esce dalla scena.
Deceptus
(avanzando verso il centro del proscenio)
Dileguata!
Come l’alba, inghiottita
dal vorace spirito 150
che aleggia, incombe
senza mostrarsi.
Ideale
(apparendo sulla soglia della capanna)
Perché lasciavi che dormissi?
Non era tempo di salpare
alle pescose 155
balze dell’acqua?
Invece scorgo alle tenaci bitte
le corde ancora salde.
Deceptus
Fratello, non volevo che vedessi
come per un occulto 160
sortilegio sembri sconvolto
il corso delle cose.
Mentre allentavo l’ancoraggio
per immergere il legno
dentro l’onda, 165
quando l’aurora
già chiedeva all’alba
l’anfora grigia del mattino
per inondarla di colori,
si ritrasse la luce 170
e tornò l’ombra.
Ideale
Per quanto allarmi,
l’insolito non deve
avere forza tale che ci storni
dai giusti intenti. 175
Se il sangue batte e il giovane vigore
non è infedele
al generoso moto,
non esiste inversione o scuotimento
che debba ostacolare. 180
Ora comunque aspetteremo
il giorno
che non potrà mancare.
(Escono).
Scena IV
Dal lato opposto da cui sono usciti Ideale e Deceptus entra Vita. Il cielo si illumina vivamente, senza gradualità; la risacca riprende.
Vita
Tormentano le cose
oscuri segni! 185
Nessun mattino vidi
così vario e capriccioso.
Patisco il modo alieno
inflitto al moto
degli elementi; 190
io che già sono triste
e non ho senso
se sono solo mia, se sono vuota,
come stoffa vistosa,
ma riposta. 195
Canneto
Ladra!
Rubò questa fanciulla
tutta la luce che ci manca!
Vedemmo bene come al suo apparire
il giorno esplose. 200
Deceptus
(rientrando da dove era uscito, senza scorgere Vita)
Davvero qualche insano
dèmone reìtera lo scherno…
rivela e poi nasconde,
invita e nega.
Non comprendo a chi piaccia 205
questo alterno
mentire.
Vita
(scorgendo Deceptus)
Forse la forma da vestire,
forse
lo sguardo per brillare, il cuore 210
da gremire di slanci,
anima fresca per i voli…
Deceptus
(non ancora accortosi di Vita)
Forse tremò quel suono
che ho cercato
nelle veglie cullate dentro larghe 215
braccia di onde,
sotto l’antro di un cielo
sparso d’astri.
Il suono che aspettavo dentro il muto
cerchio di un peschereccio, 220
rullante sul respiro ampio
dell’acqua.
Vita
Forse la forma da vestire,
forse
mani per essere carezza, 225
bocca
per addolcire.
Deceptus
Forse trema quel suono
che chiedevo
al bagliore dei giorni, 230
sui cristalli ciechi
del mare,
arso di raggi…
e l’infinito non si apriva.
Si volge e finalmente scorge Vita; le si avvicina come rapito
Ora comprendo… 235
eri tu che venivi,
e intimidito
il giorno si ritrasse.
É nell’azzurro dei tuoi occhi
l’arco 240
dove la luna si avvicenda
al sole,
su queste labbra
il segno dell’aurora.
Ora si apre l’infinito 245
– ignoto
all’immenso fondale,
alla vertigine
dei globi inabissati –
in fondo alle diafane pupille. 250
Vita
Tu parli,
e dentro l’anima tramuti
tutta l’attesa, che pareva illusa,
in molle fioritura,
e l’emozione incredula 255
si stringe
al sogno che si sveglia
e si ritrova.
Deceptus
(si avvicina, fino a sfiorare con il viso il volto di Vita)
Tu parli,
e dentro l’anima mi scorre 260
tutta la vita che pareva muta,
e un non so che di languido
percorre
il corpo avvezzo
a misurare l’onda. 265
Vita
Tu guardi,
ed è la lingua di una fiamma
che fruga nel segreto
delle vene
ogni diamante dello sguardo: prende 270
le membra un invincibile
abbandono.
Deceptus
(sfiora con una mano il viso di Vita)
Tu guardi,
e un desiderio di carezze 275
si scioglie nelle mani
svigorite; si sporge
dalla soglia del tuo viso
l’invito
al tuo respiro. 280
Deceptus e Vita si baciano
Canneto
Non era ladra,
non predò la luce:
la porta in grembo! È l’aria della vita
che il giorno inonda.
E l’uomo s’innamora del fugace 285
lampo che non sostiene l’infinito
peso dell’ombra,
il lampo che lo taglia
e lo trattiene un attimo
sospeso dentro il nulla. 290
Guardandosi e tenendosi per mano, Deceptus e Vita escono. La scena si oscura improvvisamente.
Canneto
Non predò la luce:
la porta in grembo,
ignara dell’inganno!
Scena V
Entrano gli Affanni (in numero di tre), con passo malfermo e voci stridule.
Primo Affanno
Anche se il cielo
maschera le ore 295
e sgrana un impazzito calendario,
non può ingannarci
la cadenza strana.
Secondo Affanno
É tempo di riprendere
l’agguato. Danzi pure la luce 300
l’estro vuoto
della pazzia.
Terzo Affanno
Nessun gioco distoglie
il nostro lento
sfinire. 305
Affanni
(insieme)
L’incessante aggredire
perché non sia contento
l’uomo.
Canneto
Ecco i fratelli della vita,
il malefico canto, 310
l’esiziale respiro
degli Affanni.
Entra il Vizio.
Vizio
(come se non s’avvedesse dei fratelli)
Covo nell’emisfero dell’istinto,
ma blandisco la mente
e la conduco 315
fino alla pervia ebbrezza,
che concede
il varco alla ragione,
ago sottile
e forza della trama. 320
Scorgendo gli Affanni
Vedo, fratelli, che nemmeno il crollo
dei cicli naturali
vi disarma.
Del resto avemmo
una comune madre, 325
solerte quanto perfida.
Primo Affanno
Apri la strada, Vizio!
spargi il seme
che noi feconderemo.
Secondo Affanno
Divarica le zolle, 330
porgi all’acqua
ogni fessura della terra…
Terzo Affanno
Spargi dovunque il seme
che noi feconderemo!
Escono vociando.
Scena VI
Riappare Insidia, in foggia del tutto diversa rispetto alla prima comparsa: elegante, seducente.
Insidia
Ora che la masnada 335
s’allontana
attesa dall’intrigo,
io trovo spazio
al mio riposto intento.
Vedo infatti che solo sopraggiunge 340
il pescatore.
Canneto
All’uomo innamorato
della Vita
non potrà l’Insidia
rubare il cuore. 345
Entra Deceptus, assorto.
Deceptus
(fra sé)
“Non fu più il sole a spargere la luce
nelle sfere del giorno e non fu notte
l’alvo profondo delle stelle o il cupo
silenzio degli spazi senza raggi.
Nacquero attese, nacquero sentieri 350
persi nello svanire delle forme,
scene di tele stinte tra i confini
di lunghe assenze. Ed era il ricomporsi
del tuo profilo che apriva il sorriso
ricolorando le sbiadite quinte”… 355
Per te, fanciulla,
canto le parole
di un uomo innamorato
della Luna.
Insidia
(fra sé)
Che già sospiri 360
l’immagine svanita
quando mi dileguai?
o invece culli altra fanciulla?
O forse è innamorato
della Vita? 365
Meglio!
Lo perderò ad un altro amore:
in acque torbide
scambierò il desiderio
con la brama, 370
muterò il sogno
in frenesia.
Traccia un rapido segno circolare nell’aria ed una nebbia sottile avvolge Deceptus.
Deceptus
(muovendo la mano, come per diradare la foschia)
A quale fitto
vapore la tenebra si allea?
Insidia
(rivolgendosi a Deceptus ed indicando la barca sulla riva)
Sei tu che peschi 375
guadagnando il mare
insidioso?
Deceptus
(fra sé)
Il sangue ha fiotti.
Se l’istinto d’amore
avesse forma 380
sarebbe
questa donna!
Rivolto ad Insidia:
Non c’è serenità
che paghi il rischio
di dare all’onda 385
il labbro della prua.
L’acqua nasconda l’improvviso balzo,
il crollo, il cozzo:
friggerà nella schiuma
di ogni sua carezza 390
una mai ripetuta
sensazione.
Insidia
(fra sé)
Audace e passionale,
aitante e fiero!
Il sangue è come mosto 395
che ribolle,
i sensi brace:
con lui potrò dar foga
alla mia voglia
se non mi tradirò 400
mordendo il freno.
Rivolta a Deceptus
Irida il fiato bolle
di parole…
vorrei sapere del tuo ardore
il nerbo, lo schianto 405
di chi cede alla tua forza,
l’aspro taglio del maschio
tuo sapore.
C’è chi ostenta baldanza
e si ripiega 410
come paglia di spighe
al primo tocco.
Deceptus
(fra sé)
Il sangue è come mosto
che ribolle,
i sensi brace: 415
nessuna donna sconvolse la mente
come questa sa fare.
Quello che sento non si può svelare:
i baci sono morsi,
amore è morte. 420
Rivolto ad Insidia
Di te tutto mi sfugge
e tutto resta,
rapinosa bellezza, anima torva!
Non aggiungere fuoco sulla fiamma:
chi tenta queste vie 425
poi le rimpiange.
Insidia
Ecco i ritrosi motti
dell’imbelle
dissimulati in veste
di iattanza. 430
Deceptus si avvicina con impeto ad Insidia e l’afferra per la vita, rovesciandola all’indietro ed inarcandosi su di lei.
Scena VII
Entra Ideale. Deceptus, benché ansimante, si ricompone ed allontana da sé Insidia.
Ideale
(agita una mano per diradare la foschia, e questa si dissolve)
Innaturale lattescenza,
bruma
che ottunde la notte già cupa.
Insidia
(fra sé, ritirandosi in un angolo)
Sembra venire da uno specchio!
É l’altro, 435
anche se immune
dall’arido sale,
dal velluto abrasivo
dei chiarori.
Ha il passo fermo 440
e nello sguardo il fuoco
della lotta.
Ideale
(rivolto a Deceptus)
Sembri turbato,
abbandonato appena dalle nere
ali di un incubo. 445
Deceptus
Avvolto dall’ebbrezza
che frastorna,
un passo oltre la mente, ripudiavo
la Vita…
Ideale
Sono parole oscure 450
più dell’ombra
che non ha stelle.
Screpola l’evidenza del pensiero
l’impaccio che fa velo
alla ragione. 455
Insidia
(fra sé, alludendo a Ideale)
La voce emana forza
di temibile avversario…
É uomo,
ma di carne immateriale.
Deceptus
Tu sai, fratello, quante volte al largo 460
chiedevo amore ed infinito all’aria,
agli occhi così verdi e senza sguardo
delle piane marine, al freddo labbro
delle prode. Tu sai l’amore dato,
ed il silenzio vasto delle cose 465
e pieno di promesse mai giurate.
Ed i ritorni, gonfi di mistero
e di speranze, e il tempo misurato
di tonfo in tonfo, dentro la risacca.
Canneto
Il tempo misurato 470
di tonfo in tonfo
dentro la risacca.
Deceptus
Ora che l’infinito si concede
per una donna, da insensato amante
quasi lo perdo. 475
Innamorato della Vita, inciampo
dentro le maglie dell’Insidia,
e solo il tuo ritorno mi dà scampo.
Insidia
(fra sé)
La Vita lo possiede!
Forse però ne ignora la fragile 480
sostanza,
forse pensa che il raggio
stende l’ombra…
presto saprà che l’Assoluto
è Morte. 485
Canneto
La Vita lo possiede,
ma ne ignora
la trasparenza:
nel vetro terso la purezza è assenza,
ed altro vi traluce. 490
Si sente da lontano il vociare degli Affanni e del Vizio
Insidia
(fra sé)
Mi servirò di quei veleni, intanto!
Sento la bieca turba
degli Affanni
che s’aggira predace.
Ideale
Entravo, 495
e nella nebbia ho scorto un passo
dubbio e furtivo
ritrarsi nel buio.
Deceptus
La bruna Insidia,
fantasma flessuoso, 500
ampolla di lascivi desideri:
la porti al labbro
punto dall’aroma che offusca
e che la trappola
nasconde… 505
Senti vicino il vertice
essenziale,
ed inganni la Vita.
Ideale
É donna che s’infinge,
ma rivela 510
per troppo garbo
la vera natura;
o per il tono acceso della sfida
quando la smania incalza
e lei raffrena. 515
Chi rifiuta la coppa
la ferisce e si prepari accorto
alla vendetta.
Ma ti accorgesti della vita…
Deceptus
Ti dicevo del canto, 520
del colore, del sogno,
della luce…
quale fanciulla potrò ricordarti
che sembri lei?
quale tessuto o superficie 525
al tatto
potrà emulare la sua pelle?
e quale
squarcio di cielo porterà il contrasto
di quel sorriso? 530
Ideale
Il cuore che dà voli
alle parole è misterioso prigioniero
felice della sbarra.
Deceptus
Se questa non divide.
Non è segreta quella che ti stringe, 535
ma di spazi infiniti,
che ti fa servo
delle tue speranze
avverate,
che solo ti condanna 540
al desiderio che sempre rinasce.
Scena VIII
Entra Vita. Il cielo si illumina improvvisamente e riprende la risacca.
Deceptus
É la Vita che viene,
e porta il giorno.
Senti come ritorna la risacca
sotto l’aria che acceca 545
e che profuma.
Guarda i contorni netti
o le sfumate lontananze.
Canneto
Così la vita,
così la luce… 550
Ideale
Così dal senso
nasce l’emozione
e dal mare svelato
l’orizzonte.
Vita
(sorpresa, rivolta ai gemelli)
A chi appartengo? 555
Sono cristallo
e sola non ho senso,
come un fulgore
se non c’è chi guardi.
A chi appartengo? 560
qual è la mia forma?
Deceptus
Se tu sei sangue,
sono la tua carne;
se tu sei tempo,
io divento spazio… 565
Ideale
…corda del suono e tela del dipinto,
alveo dell’onda e parete del cielo:
non c’è sostegno
che io non darei
a questa trasognata 570
evanescenza.
Vita
(abbraccia Deceptus)
Tu mi terrai
finché non si spenga
quest’illusione che risplende?
Deceptus
Il tempo è solo quello 575
che scorre nei tuoi occhi.
Vita e Deceptus si baciano. Tutti escono e la scena ripiomba nel buio e nel silenzio. Il brusio del canneto cresce ed erompe.
Canneto
Tenace oscurità
che non dà segno
di aprirsi.
Se piegassimo lo snello 580
fusto e fosse arciere il vento,
forse nella contesa
il sole avrebbe il passo
per il cielo ferito.
Ma densa ed implacabile, 585
infinita,
regna la notte.
Intanto l’uomo porta fra le mani
una scintilla viva
di menzogna. 590
Si alza un forte vento. Gigantesca nella finzione scenica entra la Morte. Ha il volto terreo, gli occhi cavi e ciechi; la figura, non delineata, risulta da frange e brandelli di nerissima stoffa.
Morte
Imperatrice della notte! Ombra
Assoluta.
Chiunque nel mio Regno
accenda il fuoco
che non potrò vedere, 595
è traditore!
Ed io lo colpirò
nel cieco volo
che non ha sosta,
seguirò la spirale che si svolge 600
dalla sua fiamma,
fino al cuore ardente,
ed ogni sprazzo
stecchirò nel gelo
come una goccia al dito del rovaio. 605
La Morte attraversa la scena. Si chiude il sipario
A T T O II
Scena I
L’azione si svolge sulla sponda opposta della foce del fiume, che si scorge però più lontana, con le sue canne ondeggianti. Domina un villaggio di pescatori, per le cui vie si aggirano, come in preda ad un’euforica ubriachezza, gli Affanni e il Vizio. Notte sempre profondissima e senza il rumore del mare.
Canneto
É stretta al sonno
e latita la preda,
abbandonata al filtro che separa
dalla coscienza,
vinta dalle mani 610
premurose dei sogni.
Così non sente, almeno, e non ricorda
l’incalzante respiro della muta,
che insegue più confusa
e latra all’ombra. 615
Affanni e Vizio
(da lontano)
La notte che si ostina
non ci rende
al consueto svago.
Dormono i pescatori e sono ciechi
gli usci delle capanne. 620
Scuoteremo
questo lungo letargo!
Gridano. Entra Insidia.
Insidia
Vagano per il fosco,
che ricetta
con volto amico le nature infìde, 625
i perversi fratelli
della Vita, e più degli altri
il Vizio,
anima abietta
che logora nel corpo 630
e svuota il nesso
d’ogni percorso della mente.
Ma l’indole affratella
e non li avverso: anzi,
mi servirò dei loro intrighi! 635
É sangue della Vita,
ma risponde
ad ostili richiami.
Sulla bocca del vicolo già sento
lo schiamazzo più libero, 640
che sfocia.
Si incammina verso uno dei viottoli che sbucano tra le capanne e si imbatte nei fratelli della Vita.
Primo Affanno
(rivolto al Vizio)
Guarda, si aggira un’anima!
e non teme
l’ora ed il rischio.
Vizio
Ma non è pescatore, 645
e quasi striscia.
Secondo Affanno
L’occhio, però,
forse conosce il passo
delle reti, se penetra nell’aria
come il tramaglio 650
quando filtra l’onda.
Vizio
La diresti sorella,
nel veleno
che le fa scia.
Terzo Affanno
Forse è figlia 655
di tenebre e conosce
la radice del pendolo
che batte
i rintocchi dell’alba
che poi muore. 660
Insidia
Figlia della Morte.
Non mi nascondo alla funesta lega
che attenta all’uomo
e restringe lo spazio
già così breve 665
della sua stagione.
Non maschero l’intento
che mi porta: l’Insidia si traveste
solo agli occhi
di chi la ignora 670
e non la può temere;
ma voi mi siete uguali nell’inganno,
armi, però,
che io non posso avere.
Non vi smarrite 675
adesso ad inseguire
le forme vane che promette
l’ombra,
mentre mi offende un uomo,
che rifiuta 680
il mio corpo e l’oblio che non ha fine:
un uomo innamorato
come pochi
di un immenso che appare,
ed è più stretto 685
di una pupilla,
e brucia come un volo…
innamorato della Vita!
Vizio
É sciocco amante
l’uomo che si perde 690
in quello sguardo.
Primo Affanno
É sciocco amante
e cieco, se non vede
il morbo che l’aspetta
e la rovina! 695
Secondo Affanno
Nessuno impunemente avrà baciato
il sorriso che inganna e non s’avvede!
Terzo Affanno
Nessuno può sottrarsi
alla vendetta!
Vizio
Dammi quest’uomo 700
e lo corrompo al tatto,
pervado di una smania tutti i sensi:
dilato gli occhi, ne invado l’olfatto
di eccitanti vapori, il gusto
prendo a sapori esaltanti, 705
infuoco il sesso,
gli grido il nome del piacere,
spezzo
ogni virtù che mi si scagli contro.
Primo Affanno
Dacci quest’uomo: gli daremo l’ansia 710
che sale dalle viscere
e si attarda
in ogni nervo, e ne tende le fibre,
fino a condurlo presso
alla pazzia… 715
(ma non a questa,
che sarebbe un dono!)
Secondo Affanno
Gli daremo il dolore,
prima sordo
e fermo alla radice 720
più profonda,
quindi violento, lungo atroci
raggi diffuso
per i nodi più lontani:
che laceri le corde con il pianto, 725
tanto che creda gentile
la Morte.
Terzo Affanno
Gli daremo la febbre
che arroventa
e lo devasti nel delirio… 730
Primo Affanno
…cruda
la fame che lo morda…
Secondo Affanno
…arsa
la sete che lo strugga.
Terzo Affanno
Quando non basterà 735
lo colpiremo
in ogni desiderio e nelle cose,
e lo tormenteremo finché gridi
il suo dispetto,
e creda che la Morte sia pietosa. 740
Insidia
Non vi smarrite allora ad inseguire
le forme vane
che promette l’ombra!
Pungolo senza ferro è la parola
che resta suono 745
e l’atto non seconda.
Poiché la compagnia ci tradirebbe,
mi seguirete
ritardando il passo, nascosti
da una frangia della notte. 750
E troveremo forse il pescatore
che ancora beve
sull’opposta sponda,
nella bocca fuggevole
del Sogno. 755
Gli Affanni ed il Vizio si nascondono in un angolo ed aspettano, mentre Insidia si incammina.
Scena II
Entra Ideale.
Insidia
(fra sé)
Viene indesiderato,
ma potrebbe esser vantaggio
coglierne la fede,
o l’amicizia,
o la repressa voglia. 760
Tenterò di sedurlo:
la passione
à quello che non può
nessun raggiro.
(Rivolta ad Ideale)
In questa grotta 765
vedo solo un lume
riflesso in un frammento
di lunaria,
vedo il tuo sguardo
ad ogni movimento 770
brillare.
Ideale
Tu conosci la pietra
che protegge
dalle tempeste i marinai?!
Insidia
Ha cristalli che specchiano 775
i tuoi occhi.
Ideale
Sei bella e intraprendente…
forse vendi
ai pescatori del villaggio
il miele amaro 780
di un amore mai sentito,
che sfoga il senso
e lascia solo
il cuore?
Insidia
T’inganni. 785
Non si paga la carezza
di questa carne,
ed io la sento muta
senza un moto dell’anima
che tocchi. 790
Ideale
Eppure la tua voce
ha il timbro fiacco
della corda
svagata nel piròlo.
Insidia
(fra sé)
É uomo, 795
ma di carne immateriale!
Rivolta ad Ideale:
T’inganna il pregiudizio.
Ideale
O m’inganna l’Insidia?
Insidia
(sorpresa)
Tu mi conosci?
Ideale
Al suono! L’Ideale 800
avverte per istinto l’artificio,
sente l’adescamento
che lo svia.
Insidia
Dissimulavi!
Ideale
L’arma si ritorce 805
talvolta contro il braccio
che la stringe.
Insidia
Stammi lontano!
Ti darei la morte
se tentassi il confine 810
in cui governo.
Ideale
Si vince l’uomo,
non la sua passione.
La fede è l’immortale arcobaleno
acceso 815
dove il turbine s’avvita
ad inghiottire l’ultimo rifugio
che protegge la Vita.
Insidia si allontana in fretta ed esce. Gli Affanni ed il Vizio la imitano seguendola furtivamente, a distanza. Ideale riprende il passo uscendo dalla parte opposta.
Scena III
La scena è immersa nel silenzio e nell’oscurità. Si vedono sullo sfondo oscillare le canne.
Canneto
Entriamo dentro il vento
ed ondeggiamo 820
la minaccia, o lasciamo che la notte
ci respiri nel corpo
e poi trascini
intorno le parole.
Forse l’uomo 825
vedrà le nostre dita
rompere l’aria,
o sentirà un accento
che lo richiami…
forse avrà il presagio 830
di quello che la quiete
gli nasconde.
Larvate forme penetrano il sonno
delle cose,
trabalzano spettrali, 835
rapidamente
al bordo dell’agguato.
Mentre la Vita accende la speranza
che l’orizzonte
greve risospinge, 840
e tiene l’uomo stretto alla tremante
luce
che tenta il cielo
e non avanza.
Entriamo dentro il vento 845
ed ondeggiamo
la minaccia, o lasciamo che la notte
ci respiri nel corpo
e poi trascini
intorno le parole. 850
Nel buio assoluto avviene il cambio della scena, che torna quella del primo atto.
Scena IV
Il fruscio delle canne è intenso. Entra Deceptus
Deceptus
Perché le canne tendono le foglie?
perché quel disperato
gesto
proteso a un infinito
che non coglie? 855
Perché nell’aria c’è questo
lamento,
quasi di voci raffioranti
appena
da un mondo spento? 860
Sale una nebbia densa. Improvviso balza dall’oscurità il Vizio.
Vizio
Sono fratello della Vita.
Tu la vedesti? Vago in preda all’ansia
per questa notte fiera!
Deceptus
Tu, fratello?!
Vizio
E sorella, se vuoi. 865
Non ti sorprenda
l’insolita presenza…
(si gira)
La natura
volle darmi due volti e una persona.
Deceptus
Chiaro segno 870
di ambiguità.
Vizio
O di pieghevolezza!
Ma tu vedesti mia sorella?
Deceptus
É dentro
l’anima, ed è il chiarore 875
che risplende
unico, quando il sole ormai
si arrende.
Vizio
Ma la vedesti?
Deceptus
É mia! La porto dentro 880
come me stesso
e come questo canto
che mi scorre nel sangue
se la penso.
Vizio
(fra sé)
É matto! 885
Ma indurrò l’altra follia,
la sete che scatena
tutti i sensi.
Deceptus
Nella nebbia dilegua
la ragione… 890
come se cadesse nel languore
che porta il sonno…
In un cerchio di luce rossastra appare una fanciulla che ha le sembianze di Vita: è discinta ed ha in mano una coppa di cristallo che offre a Deceptus.
Vizio
Bevi, t’aiuterà.
Forse ti toglie
le forze questa veglia che s’allunga. 895
T’aiuterà nell’attesa del giorno.
Deceptus beve.
Vizio
Liquore che rinfranca…
Deceptus
(barcolla)
Lenta ebbrezza
che svuota.
Nell’oscurità si accendono cerchi che svelano scene di bagordi, come allucinazioni. Deceptus sembra trasfigurato dalla libidine.
Vizio
Tacerà solo la mente! 900
Deceptus
I sensi sono invasi dalla voglia.
Vizio
Scegli la sfera:
in ognuna s’incarna
qualche aspetto diverso del piacere,
che stimola e non sazia 905
e che rinfocola
il delirio…
Deceptus è per un attimo disorientato, ma poi entra in una delle sfere e si abbandona al piacere.
Vizio
Non c’è chi mi resista.
La Vita è trasparente,
ma il piacere 910
si tocca.
(additando Deceptus)
Estenuato dalla furia
dell’orgia,
sarà preda degli Affanni,
ed il ragno 915
paziente dell’Insidia
avvolgerà dalla filiera
il bozzolo
che dà la morte.
Esce. Lentamente sulla scena si dissolvono le immagini che erano apparse e resta solo Deceptus, seminudo e disteso, privo di forze. La nebbia si dirada fino a sciogliersi.
Scena V
Sbucano gli Affanni.
Primo Affanno
(guardando Deceptus)
É vuoto, 920
abbandonato all’incoscienza.
Secondo Affanno
Ritorneranno i sensi
e avrà vigore,
tanto che senta
come brucia il fuoco 925
dei nostri morsi.
Terzo Affanno
(rivolto al primo)
Appena si ridesta,
tu gli spargi
nell’anima il rimorso,
spargi l’ansia 930
che gli tenda le membra
nello spasmo.
Deceptus
(riprendendosi)
Anestesia dell’anima…
da questo
sonno ritorno come 935
da una morte…
se non si aprisse alla memoria
il cerchio
dove il furore
vinse l’intelletto 940
e devastava il sogno,
gli occhi della Vita,
il mare in cui lo spirito
riposa.
Primo Affanno
(ai fratelli)
Ecco, rinviene, 945
ed ha la tempra rotta.
Chinandosi su Deceptus:
Che accadde? che malessere
sorprese
le tue giovani forze?
Deceptus
Appena un sorso 950
alla corrotta vena dell’amore
rubato, il ramo falso
della sorgente ambigua
del diletto.
Primo Affanno
(accarezzandolo)
E la donna tradita? 955
Deceptus
Una fanciulla
che traspare e risplende…
Primo Affanno
E già non senti
opaca e scura penetrarti dentro
un’amarezza indocile 960
che vaga da fibra a fibra?
la smania che strappa?
Deceptus
Come se venisse
dal tuo respiro…
Si agita, respira più affannosamente, dà segni di profonda insofferenza, chiaramente in preda all’ansia.
M’invade il rimorso 965
che non dà scampo!
Maledetta notte
che lampeggi fantasmi ed illusioni
dai capovolti baratri serrati!
(grida)
Secondo Affanno
(si avvicina a Deceptus e lo sfiora)
Non senti come cresce 970
già nel petto
il ferro del dolore che si spande
ad ogni ganglio?
Ed io gli do la rabbia che lo avvampa
d’incandescenza 975
e lo fa lancinante.
Deceptus
(si agita sempre di più e grida)
Maledetta la notte
che ha portato
il terrore di perdersi nel torvo
spazio… 980
(grida ancora disperatamente)
E maledetto il giorno che temette
di misurarsi con le ombre
e cadde
nel grembo del suo stesso
desiderio… 985
(urla)
Terzo Affanno
(si avvicina e lo tocca; poi fra sé)
Maledirai la Vita!
(in disparte)
Là, in disparte,
la bava dell’Insidia scende in fili
d’argento
e ruota densa intorno al perno 990
della tela invisibile…
(rivolto a Deceptus)
Non senti bruciare dentro
il sole che ti manca?
Deceptus
Sento la bocca
e il fiato della tigre 995
prima che addenti…
Ho la gola riarsa!
Primo Affanno
Più che nel deserto
ti struggerai.
Deceptus
La fame è come un rebbio 1000
che lacera!
Terzo Affanno
Che morda senza tregua!
É più vicino il passo che non suona
dell’Insidia lasciva:
le negasti 1005
l’amore che chiedeva
e la tua fine.
Deceptus
(urla)
Maledetta la notte che mi accese
al bacio della Vita!
Io non sapevo 1010
che mare sconfinato e voce d’onda,
azzurra
o nera,
voce sempre uguale.
Ma la Vita m’indusse 1015
alla dolcezza della sua bocca
e m’insegnò il confine
tra il vuoto e la coscienza, l’infinita
distanza
tra la bugia fuggente e la perenne 1020
certezza…
(grida per la sofferenza)
Insidia
(fuori dalla scena)
Ecco il momento!
É stanco della Vita
e la rinnega…
Affanni
(insieme)
É l’ora! 1025
Incombe il passo che non suona
dell’Insidia lasciva…
Scena VI
Entra Ideale ed i fratelli della Vita si ritraggono velocemente nell’oscurità.
Deceptus si contorce ancora disperatamente. Scorgendo il fratello a terra, Ideale accorre presso di lui.
Ideale
Dove colpì?
quale metallo strappa
questi gridi taglienti? 1030
o quale pena ti tormenta?
Deceptus
Mi angoscia il tradimento
e l’attentato mi dilania…
Speravo che la Morte
fosse pietosa! 1035
Ideale
Ottenebra l’insania!
Nell’uomo cova sempre in un riposto
incàvo
la goccia di veleno che travasa
al soffio dell’istinto 1040
e la ragione infetta:
ma se un’ancora si sporge
non puoi mancare
l’ultima risorsa.
Deceptus
La gòmena non regge 1045
e non è saldo
l’uncino; il depredato
corpo è privo
d’altro ripiego.
Ideale
Cercalo nel cuore: 1050
ritornerà la fonte che rischiara
e rifeconda l’intelletto,
e l’apre
agli spazi graffiati
dai rapaci. 1055
Deceptus
Come potrò guardare
tanto in alto,
se ho tradito l’amore
ed ho deluso
la Vita? 1060
Ideale
Come l’aquila che torna
all’aria familiare delle rocce
se pure s’è impigliata
in un radente
volo: ritempra l’ala 1065
in un anfratto
e riguadagna il cielo
che ha perduto.
Deceptus
(si siede)
Sorriderà la Vita
con quegli occhi 1070
che azzurrano le brezze?
Ideale
Fino a quando
la stringerai,
anche distratto amante.
Entra la Vita e tornano il giorno e la risacca. Deceptus si alza e va incontro alla fanciulla.
Vita
Sentivo languide 1075
le vene.
Deceptus
Luce che perdevo!
Vita
Tu perdi ed io non trovo!
L’amore ci confonde,
e se smarriamo 1080
il tempo che ci porta,
ci perdiamo
insieme.
Escono tutti. Buio profondo e silenzio.
Scena VII
Canneto
Lucciola lontana,
labbro tremante che s’appoggia 1085
all’ombra
e si gela nel brivido
e lo fugge
e si riaccende, e bacia un altro lembo
di oscurità, 1090
balza e si perde.
Goccia che sospende
l’ultima foglia nata,
per brillare
dentro la prima aurora. 1095
Gemma che serra
un pozzo di scintille,
ma lo perde nel raggio
che la tocca.
Vita di stelle 1100
che ha sciupato l’alba.
Entra Insidia.
Insidia
La pazienza non sente più le briglie
e rompe il fiato
e sbanda nella corsa
e in ogni traccia sembra avere meta. 1105
Lingua di serpe,
bifida e stordente!
L’Ideale motteggia
in ogni frase,
irride ad ogni trappola 1110
che tendo.
Sesso, disperazione, patimento!
Non c’è pozione dolce
o fiele atroce
che domi l’uomo. 1115
Figlia della Morte,
ho nel sangue
la smania del delitto,
ma non armi letali.
Prole ottusa 1120
di un ventre cieco!
Non resta che invocare
l’Assoluta Madre,
che vendichi l’offesa che patisco.
Si raccoglie al centro della scena.
Morte che giri in cerchio 1125
ed aggrovigli
le spossate sostanze
dentro il Caos.
Morte che ignori verso
e direzione 1130
e vaghi nell’intrico…
se nel volo
catturi un’eco della mia preghiera,
scivola dentro il solco
della voce 1135
e vieni al fuoco
che la Vita accende
su questa riva.
Fredda ogni lingua
in galaverne scure, 1140
ferma la brace
al passo del silenzio,
spegni la Vita che sostiene
l’uomo
e le sue cose. 1145
SCENA VIII
In un cerchio di luce si accende il fuoco della Vita, dentro cui si intravede la bellissima fanciulla. Deceptus è all’esterno del cerchio luminoso e guarda estasiato. Albeggia.
L’Insidia si sposta verso il margine opposto della scena.
Canneto
Ecco la sinfonia che si ravvolge
nel suo spartito!
E il tema del preludio
già si fonde nel rotolo
al sussulto 1150
finale dell’orchestra,
alla corona
che sfuma i suoni estremi.
Al bacio dei silenzi,
rive immense 1155
del breve suono,
l’emozione
si chiuderà.
Noi saremo gli zufoli
se il vento 1160
ci suonerà.
Ecco la sinfonia che si ravvolge
nel suo spartito.
Si alza un vento fortissimo e mugola sinistramente nelle canne.
Una canna
Suono di Morte.
Un’altra canna
Passi del silenzio 1165
Canneto
Immagini del nulla.
La scena si oscura gradualmente. Resta soltanto il cerchio di fuoco della Vita in cui Deceptus entra.
Arriva la Morte: si sentono mugolii e schianti; drappi neri ondeggianti invadono la scena.
Morte
Imperatrice della Notte. Ombra
Assoluta!
Mi porta a questa sponda
il richiamo del sangue e la vicenda 1170
del raggio interminabile
che ruota
dall’ombra all’ombra.
Non è circonferenza
che, pur ampia, 1175
non chiuda il segno
al punto da cui mosse.
E nasce dal mio ventre
ogni sostanza
che si aggrega per vivere un momento 1180
di luce
che di Morte impallidisce.
Imperatrice della Notte.
Vengo
per colpire nel cuore 1185
il fuoco acceso
di un tradimento.
Scivola verso il cerchio della Vita ed agita i drappi. Il cerchio emette un lampo e si spegne. La Morte esce dalla scena fra tuoni fragorosi.
Un fascio di luce coglie l’abbraccio rigido e nivale di Deceptus e della Vita. Cala il sipario, mentre il canneto si affloscia.
Canneto
C’è ancora lo stupore
nello sguardo
che si spalanca sull’abisso 1190
e nessun raggio
invita…