di Desirée D’Anniballe
In un’Italia in cui ormai a chiunque è concesso scrivere e pubblicare, finalmente uno scrittore degno del nome che porta.
“Cose che nessuno sa” è il secondo ragguardevole libro di Alessandro D’Avenia.
Dopo il successo conquistato con “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, il professore palermitano conferma le proprie doti letterarie, e non solo.
Margherita, protagonista della storia, ha quattordici anni, l’età in cui iniziano a farsi strada, nell’animo umano, i grandi “perché” del vivere, quelle domande che si affacciano sulla soglia della nostra coscienza, destinate a restare insolute. Attraverso il dolore per l’abbandono del padre (perché è sempre un dolore che ci porta a morire e, quindi, a rinascere), Margherita percorre le vie di quel labirinto esistenziale che non possiede un’uscita, ma vale di per sé poiché ci costringe ad un altro viaggio, ancora più importante: quello nel nostro mondo interiore. E nel suo mondo interiore, Margherita scopre una forza sconosciuta, insospettata, che l’accompagnerà a varcare il limite che separa l’età della fanciullezza dall’età adulta.
Come “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, anche qui ci troviamo di fronte ad una sorta di romanzo di formazione: la storia di un bruco che si trasforma in farfalla.
La capacità di D’Avenia sta nel saper narrare storie semplici, in cui ognuno di noi potrebbe rispecchiarsi, in un modo del tutto fuori dall’ordinario. Riesce a farci immergere nell’oceano delle sue parole, a rendere quelle “vite” tangibili.
E, con il “sottofondo” di opere letterarie quali l’ “Odissea”, ci fa comprendere come, anche a distanza di secoli, i grandi enigmi dell’essere umano siano sempre gli stessi.
Sempre le stesse “cose che nessuno sa”.
Desirée D’Anniballe