«Aldo Busi come al solito straparla contro tutto e tutti in modo isterico e frustrato. L’omosessualità sarà assolutamente naturale quando non ci sarà bisogno di fare ”coming out”. La propria sessualità non va sbandierata perché non deve interessare a nessuno e non deve essere giustificata o usata come una sfida… Lucio Dalla era una persona, un artista, un credente vero e non un beghino, è tantissimo, non c’è bisogno di aggiungere più nulla. Ci ha fatto sapere chi fosse e quale fosse il suo pensiero attraverso la sua musica e le sue poesie. L’arte andrà ai posteri, la sessualità ingrasserà i vermi sotto terra»
(Antonella: http://www.nonmidire.it/articolo/lucia-dalla-il-compagno-marco-alemanno-rischia-di-essere-escluso-dall-eredita/27241/)
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La nuova ricetta dei biforcuti, o maledici, se si preferisce, “salotti giornalistici” è il coming out… chiaro? Coming out! Perché usare l’italiano “dichiararsi”? Sa meno di “venir fuori”, “uscire dal nascondiglio”, se non proprio di “essere stanati”… La lingua italiana, quella sì, pare proprio incapace di fare “coming out” e deve sempre usare espressioni idiomatiche altrui per esprimere le proprie deficienze, i propri ritegni o le proprie ostentazioni; non così lo Spagnolo (salir del armario) o il Francese (sortir du placard), lingue che hanno più padronanza e meno remore.
Sono stupide insicurezze e inconfessate apprensioni quelle di chi pretende che la sfera dell’intimo, dell’individualità segreta, debba spalancare le porte alle voglie pettegole, quando non fameliche, della curiosità patologica delle platee o essere messa al servizio di aspirazioni al riconoscimento di uno status. Perché si vuole il coming out dall’omosessualità o dalla bisessualità? Non è forse questa un’esigenza che finisce per ribadire la diversità o addirittura l’anomalia di un’indole più che difenderne la normalità? Riconosciuto che la bizzarra natura può volgere gli istinti verso gli oggetti più impensati, bisognerà esigere che facciano coming out il necrofilo, il coprofilo, lo zoofilo, il pedofilo, chi traduce il desiderio sessuale in rito di sofferenza o di morte, rivendicando orgogliosamente le proprie deviate tendenze? Bisognerà perfino pensare di modificare la “formula di presentazione” al momento di una nuova conoscenza: piacere, Paolo Rossi, necrofilo… (ogni riferimento… è puramente casuale).
Ciò che è “naturale” non ha bisogno di rivelazioni, di riconoscimenti, di forzature, di tavole rotonde, di impalcature giustificatorie. Vivano la loro tendenza sessuale tutti coloro che possono viverla senza nuocere agli altri, e tacciano appagati nel proprio alcova, tra le loro preferite lenzuola, reclamando soltanto plausibili diritti (quello alla tutela giuridica della convivenza, ad esempio), senza pretendere l’inattuabile, l’insensato, il non rivendicabile, addirittura il plauso! Chi troppo grida in difesa della propria inclinazione, non la vive serenamente, forse nemmeno l’accetta, richiedendo con forza che siano gli altri ad avallarla.
Non mi pare possano esserci dubbi sul fatto che l’istinto sessuale è finalizzato alla conservazione della specie ed è fonte di piacere e di soddisfazione profondi, in mancanza dei quali forse nessuna famiglia vivente sopravvivrebbe. Qualunque altra sterile variante non può che essere una deviazione – per quanto permessa dalla natura – dalle regole generali dei fenomeni vitali.
È altra questione, poi, che si abbia diritto di essere e di esprimersi come si è, fatte salve le altrui libertà, a cominciare dalla scelta di rivelare o meno le proprie tendenze.
Ciò premesso occupiamoci delle malferme voci dei moralisti di turno, immancabili, qualunque sia la morale da sbandierare, dei savonarola delle cause artefatte, dei cacciatori di occasioni da vendere all’istupidito uditorio, dei “motoperpetuo” delle mascelle che mai smettono di ciarlare, inquinando il pensiero di sciocchezze.
Ci sono uomini grandi e uomini che si fanno grandi parlando e sparlando della grandezza altrui, a costo di “gettarsi sui cadaveri” come le iene, gli avvoltoi, gli sciacalli. Ci sono uomini che spalancano i musi contro i propri simili, appena credono di poterli cogliere in fallo, e infangano e sfigurano, svalutando perfino grandi pregi in forza di presunte macchie morali.
Immorale è collegarsi in diretta in occasione di un funerale che richiederebbe una riverente commemorazione, e fare appello alla virtù di due esponenti della polizia municipale, che vantano la propria dichiarata omosessualità, per criticare il defunto di non aver mai apertamente rivelato la propria inclinazione sessuale ed accusare la Chiesa di ipocrisia. Con l’espressione delle rapaci e rabbiose creature mitologiche dai “piè con artigli, e pennuto il gran ventre” ed attraverso un Italiano sgrammaticato, Lucia Annunziata non sa trovare di meglio per ribadire le sue acredini e compiangere una genialità perduta in un panorama desolato di fasulli talenti: “La morte di Lucio Dalla viene salutato in cattedrale”; “…questo sembra essere il simbolo di quello che siamo, un permissivismo basta che ci si volti dall’altra parte”. Impara a parlare, Annunziata, prima di parlare… E onora Dalla, del quale non vali un’unghia! (http://tv.fanpage.it/lucio-dalla-era-gay-ma-non-lo-diceva-lucia-annunziata-denuncia-l-omofobia-italiana/).
Non parliamo poi delle dichiarazioni di Aldo Busi, che affrontando lo stesso tema dell’Annunziata, ne fa oggetto di una delirante trattazione cattedratica, confondendo l’arte con la vita e viceversa, supponendo gratuitamente che il bello debba essere supportato dalla coerenza del vivere, senza la quale nemmeno è da prendere in considerazione se non diviene addirittura brutto, sostenendo in fondo che un prodotto musicale, artistico in generale, non abbia alcun valore se non illuminato dai valori di un’esistenza a misura della sua personale filosofia, magari aperta alla pedofilia: «Che paura del sesso! Se anche un adulto va con un ragazzino di 13 anni, che male c’è?» (http://magazine.libero.it/televisione/generali/apologia-della-pedofilia-via-busi-dall-isola-ne11174.phtml), o sottoposta alle impellenze di un istinto morboso che ha passato la gioventù a “battere nelle latrine” (http://magazine.libero.it/televisione/generali/io-battevo-nelle-latrinecrociata-contro-aldo-busi-ne11148.phtml). Non vale la pena di approfondire: chi vuole può leggere di seguito qualche farneticazione dello scrittore che dovrebbe prestare più attenzione ai congiuntivi: «Non so se le canzoni di Dalla sono belle o brutte…»
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/1-un-aldissimo-busi-sfancula-dalla-e-la-catto-ipocrisia-dellinformazione2-ho-sempre-pensato-36226.htm) e non dimostrare ignoranza crassa parlando della “sindrome di Stoccarda” (che al massimo è la leptospirosi) anziché della “sindrome di Stoccolma”! (http://www.blitzquotidiano.it/musica-showblitz/aldo-busi-lucio-dalla-omosessualita-evasione-fiscale-gogna-1146142/)..
Io intanto mi chiedo se potrò continuare a leggere l’Eneide e ad apprezzarla, o a stimare la grandezza politica e letteraria di Giulio Cesare, visto che non ho notizie certe del coming out di Virgilio né dell’illustre dittatore e scrittore… mentre ringrazio con rimpianto Lucio Dalla per le emozioni vissute attraverso la sua arte.
Amato Maria Bernabei
Un Aldissimo Busi sfancula Dalla e la catto-ipocrisia dell’informazione
«Ho sempre pensato, senza mai lasciargli il tempo di aprire bocca per cantare, che un artista che si fa un problema di un tale nonnulla sessuale e che così sessisticamente ruminando offende tutti coloro che, con grande sprezzo del rischio e grossi patimenti personali, hanno ribaltato lo pseudoproblema addosso a chi gli imponeva di farsene uno, sia un povero cristo scansafatiche indegno di altra attenzione. I ben documentati rapporti di Dalla con Craxi e l´Opus Dei, nonché con l’angelo custode che dichiarò di avere visto al suo fianco, me lo rendono poi addirittura indigesto, per amore della pila sapeva individuare bene dove andare a fare il baciapile, non erano certo le protezioni in alto loco a mancargli, era trasgressivo dove esserlo è di moda e alla portata di qualunque reazionario di mondo, anche se gli sono debitore di molte risate allorché fece un programma televisivo con Sabrina Ferilli in cui si sforzava di dare a vedere che la desiderava – invano, per sua fortuna, e non certo perché fosse di una struggente laidezza fisica. Non so se le canzoni di Dalla sono belle o brutte, come ne sento l´attacco alla radio, spengo. In questo senso, è in buona compagnia, tutti di autorinnegati di successo. Ve la lascio tutta, o prefiche e sorcini degli scomparsi ad arte già in vita. Io, da parte mia, continuerò a pensare che i veri eroi di Bologna sono i famigliari delle vittime della Uno Bianca e della strage della stazione ferroviaria rimasta impunita, eroi silenziosi sempre più dimenticati, quasi rimossi, attorno a loro io non smetterò un istante di stringermi in un cordoglio senza fine, e purtroppo senza pace».
Aldo Busi