Di questi tempi se non sei schierato in modo ottuso e intransigente da una parte “politica”, minimo sei qualunquista, etichetta ovviamente data con di-sprezzo, se non addirittura attraverso l’equazione qualunquista = ignorante. Il fatto è che, dal tramonto delle ideologie, abbracciare una bandiera è impossibile, e resta la sola scelta che riguarda persone e programmi. Se le persone candidate ad essere scelte non hanno però preparazione, carisma, credibilità, allora diventa davvero arduo esprimere una preferenza appoggiando un qualsivoglia soggetto.
Mi è capitato spesso, soprattutto con poco civili interlocutori, di essere accusato di qualunquismo (difficilmente senza un corteo di parolacce) semplicemente per il fatto che dichiaravo di non potere appoggiare i leader del Centrodestra e di non trovare contemporaneamente alternative valide, in un panorama poco edificante di schieramenti in lotta al proprio interno o di aggrega-zioni precarie, tenute insieme dalle prospettive di potere, per quanto temporaneo.
Attraversiamo un’epoca in cui qualsiasi critica, di genere anche lontano dalla politica, rivolta a un personaggio politicamente “schierato”, è di per sé sinonimo di appartenenza allo schieramento opposto. Non c’è più possibilità di confronto sereno, di appunto costruttivo, quando sia chiamato in causa un soggetto dichiaratamente di parte. Si può arrivare al paradosso che un bravo professionista di cui sia noto il colore politico, sia immediatamente screditato dalla fazione oppo-sta, mentre uno scadente millantatore di conosciuta bandiera sia divinizzato da tutti i fan della sua parte. Fan: perché il fanatismo intollerante dei contrapposti schieramenti sa più di tifoseria ultrà pro o contro una figura-vessillo, che di sano pensiero capace di arricchirsi attraverso il confronto con pensieri diversi. Del resto proprio l’assenza di autentici sistemi concettuali e interpretativi, presupposti imprescindibili di genuini e coerenti movimenti politici, orienta verso atteggiamenti di esasperata contrapposizione tramite l’elezione di un fantoccio che sia la maschera dietro cui nascondere le proprie confuse aspirazioni.
Non toccate ad esempio Benigni, che io critico aspramente per le sue distorte “performance culturali”, non di certo per le sue idee politiche: sarete subito segnati come sostenitori del berlusconismo, o come ignavi qualora dichiariate di non poter avere predilezioni, e destinati comunque alla Geènna. Nessuno capirà che voi conducete magari una battaglia culturale e che la cultura, nel bene e nel male, non può avere bandiere.
Amato Maria Bernabei