…Ed è perfino verso una così ragguardevole cifra (si prega di cogliere il sarcasmo) che l’occhio demagogico dello Stato aggiusta il fuoco, che l’accattonaggio dell’incapace gestione governativa, che addenta qualunque brandello di moneta da moltiplicare per molte unità perché diventi numero di un qualche significato per tamponare le falle dei suoi conti sbilanciati, spalanca le fauci. Ci sono eterni volpigatti sulle péste dei Pinocchi.
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“Le baby pensioni furono inaugurate nel 1973 dal governo Rumor con il DPR 1092 che consentiva le baby pensioni nell’impiego pubblico: 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi per le donne sposate con figli; 20 anni per gli statali; 25 per i dipendenti degli enti locali.
Costituivano di fatto l’equivalente del “prepensionamento” del settore privato.
Le baby pensioni vennero eliminate dal Decreto legislativo 503 del 30 dicembre 1992″ (Wikipedia).
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Qualche giorno fa i mezzi di comunicazione di massa diffondevano la notizia che i “tecnici del Governo” stanno lavorando all’idea di prelevare un “mini-contributo” di solidarietà dell’1% dalle baby-pensioni: una cifretta che, moltiplicata per circa 530.000 baby-pensioni, renderebbe allo Stato meno di 5.000.000 di Euro al mese. Allo Stato che elargisce senza battere ciglio una “pensione feto” (altro che baby) quattro volte superiore alla baby per il “disservizio” prestato, per un periodo di lavoro cinque volte inferiore a quello dei pensionati baby (tre anni appena di legislatura), in aggiunta a quanto già incassano per le rispettive attività. Tra Camera e Senato si spendono per gli assegni vitalizi 180 milioni di Euro (http://agoralab.wordpress.com/quanti-i-privilegi-per-945-parlamentari/), il doppio di quanto frutterebbe il “contributo di solidarietà” che verrebbe richiesto alle pensioni baby!
Sono un “baby pensionato” (lesiva espressione coniata dalla mai sazia penna scandalistica e mercenaria del giornalismo), un cittadino, cioè, che fra le tante leggi angarianti dello Stato ne rintracciò una, stupida quanto si voglia, quanto si voglia iniqua, ma legge, LEGGE, che sanciva un diritto (perché legge), offrendo una “legittima” opportunità di scelta per un nuovo percorso di vita.
Sicché, rinunciando al vantaggio di una retribuzione per lo meno doppia, una volta raggiunta la più congrua età per la pensione, io scelsi di impegnare le mie risorse fisiche e mentali in altre attività, soprattutto intellettuali, accontentandomi di un compenso modesto per il resto dei miei anni.
Le vicende politiche ed economiche, nazionali e mondiali, avrebbero progressivamente assottigliato il già magro salario, avvicinandolo alle dimensioni di un assegno sociale: oggi la pensione di un “baby-anziano” supera di poco (udite, udite…) gli Ottocento Euro!
Ed è perfino verso una così ragguardevole cifra (si prega di cogliere il sarcasmo) che l’occhio demagogico dello Stato aggiusta il fuoco, che l’accattonaggio dell’incapace gestione governativa, che addenta qualunque brandello di moneta da moltiplicare per molte unità perché diventi numero di un qualche significato per tamponare le falle dei suoi conti sbilanciati, spalanca le fauci. Ci sono eterni volpigatti sulle péste dei Pinocchi.
Nel caso cui mi riferisco, e che sto per chiarire, l’idea di penalizzare, sia pure dell’1%, il magro baby stipendio, sposta sul piano politico la lesività che era prima di natura solo giornalistica, rafforzando l’idea che un baby pensionato sia un furbo fuorilegge, un approfittatore, un disonesto cittadino vissuto sull’altrui lavoro. Io reclamo invece il diritto di essere considerato un onesto pensionato! A tutti gli effetti.
Il paradosso dello Stato che prima legifera e poi punisce, chi rivendica le sue leggi, in modo materiale e morale, non è troppo distante dal modello del Dio che prolifica e poi divora i figli generati.
Al perpetuarsi dell’avidità spietata che nel Medioevo tassava chi sollevava polvere al passaggio dei miseri carri dei sudditi (parlo dello squallido “polveratico”), si aggiunge il dileggio. Vorrei che si manifestassero con chiarezza le “buone ragioni” per cui pensioni tanto denutrite dovrebbero essere ulteriormente affamate: l’offesa ne risalterebbe manifesta.
Si raccoglierebbe molto più denaro se si eliminassero gli sprechi di ogni genere della “casta” che reclama perfino l’osso appena gettato ai suoi cani… se si perseguisse in modo convinto un’evasione non perseguita né perseguibile perché è soprattutto del potere (economico, finanziario, politico che sia)… se si individuassero fonti di recupero laddove splendono le mense soverchiamente imbandite dei palazzi, piuttosto che sulle dimesse tovaglie delle casupole… se meglio si gestissero, infine, le ricchezze di un territorio e di un popolo di ben più alto profilo rispetto a quello che le attuali condizioni del bilancio statale portano a delineare.
Non ne faccio questione di fazioni, ma di capacità politica che prescinde dal colore e che da troppo tempo sembra latitare.
Sansone non è più solo cieco, ma anche ottuso, e non vede, ma soprattutto non capisce, che proseguendo sul percorso intrapreso non potrà nemmeno scegliere di morire con tutti i Filistei…
Amato Maria Bernabei
Apri e salva: Baby pensioni: le fauci dei “volpigatti”
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Scandalo nello Scandalo:
ieri i deputati si sono salvati il vitalizio (con un colpo di mano)
By Mario Giordano On agosto 3, 2011
Audace colpo dei soliti noti: i parlamentari salvano le loro pensioni (d’oro). Ieri alla Camera bloccata una norma che metteva in discussione gli onorevoli vitalizi. La questione è semplice: perché i cittadini devono versare contributi per 35 anni per avere una misera pensione e invece i parlamentari dopo 5 anni di “lavoro” (si fa per dire) incassano assegni da nababbi? La semplice domanda non è stata riproposta nell’aula di Montecitorio perché la presidenza l’ha vietato. Abolire i vitalizi? Non scherziamo. Non se ne può nemmeno parlare.
A presentare la mozione (che sarebbe stata immediatamente esecutiva) l’onorevole Idv Antonio Borghesi, lo stesso che ci aveva già provato nel settembre 2010. I lettori di Sanguisughe ricorderanno come finì allora: la mozione fu bocciata, praticamente all’unanimità, in 4 minuti e 49 secondi (poi dicono che il Parlamento è lento…). Ieri la Camera ha fatto ancora prima: la mozione non è stata nemmeno messa in discussione. E’ stata dichiarata “non ammissibile”, cioè rigettata sul nascere in base a norme assai fumose e in parte modificate per l’occasione. Praticamente un colpo di mano che perpetua lo scandalo. Evviva: i vitalizi dei parlamentari sono salvi. Cari italiani, vi tocca continuare a pagarli.
P.S. È stato calcolato che in 5 anni da onorevole un parlamentare versa circa 60mila euro di contributi. Da pensionato ne incassa in media 440mila (se maschio) e 550 mila (se femmina). Significa che ogni pensione da parlamentare costa alla collettività dai 380mila ai 490mila euro. E poi mettono il ticket sulla sanità… (e vogliono prelevare soldi dalle pensioni da 800 Euro; ndc)
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Quanto ci costa la casta?
Ecco le spese quotidiane della Camera dei deputati
tratto da
La Camera dei deputati costa quasi tre milioni al giorno – 2.974.984,77€ – pagati in tasse dagli italiani. È questo l’incredibile dato estrapolato dai documenti pubblici del Progetto di Bilancio 2011 che lo staff di Combocutfilm in collaborazione con fanpage.it ha trasformato in infografica video.
Nel filmato è possibile seguire, nell’arco di un minuto, la riproduzione della spesa quotidiana di Montecitorio: una barra temporale scandisce le 24 ore, sotto di essa è possibile vedere le diverse voci dei costi crescere esponenzialmente. Secondo dopo secondo, inesorabilmente. Così è possibile scoprire che, al calare della notte, per lo stipendio (indennità) dei deputati è stata sborsata la cifra di 259 mila euro, per il personale oltre 585 mila euro e come rimborso spese altri 199 mila euro.
Cifre da capogiro, a cui vanno aggiunte spese come quelle per il trasporto aereo (circa 25.750€ al giorno) e per la segreteria (37.500€ al giorno). Altri importanti capitoli di spesa, si continua a leggere nel Progetto di Bilancio, sono i 21.150€ al giorno per la pulizia di Palazzo Montecitorio, i 19.600€ per la stampa degli atti parlamentari, i 6.400€ di conto telefonico e 6 mila euro per la gestione del sito internet.
Più contenute le spese per la manutenzione degli ascensori: soltanto 2.500€ al giorno. 2.800€ per la cancelleria, 2.700€ per la manutenzione degli arredi e addirittura 13 mila euro al giorno per luca, acqua e gas.
Da notare che alla voce “ristorante” è previsa una spesa di 15 mila euro al giorno. Un dato che va letto alla luce delle polemiche scoppiate questa estate sul menù del ristorante del Parlamento, dove deputati e senatori possono gustare piatti prelibati a pochi euro. Un esempio? Carpaccio a 2,66€ e lombata di vitello a 3,55€. Prezzi stracciati proprio in virtù delle convenzioni pagate con i soldi dei cittadini.