Le ricorrenze, si sa, sono ormai occasioni consumistiche, a cominciare dalle più importanti celebrazioni liturgiche, come il Natale e la Pasqua. Non sfugge a questa logica nemmeno la Festa della Mamma, che tuttavia, non avendo carattere religioso, conserva nella sua mondanità qualche aspetto genuino, specialmente per l’infanzia o per chi, ormai adulto, rivolga il pensiero alla mamma perduta, magari in una forma d’arte.
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Alla madre dormiente
aura lunare, assorto, ti rimiro
e ti raffronto a una corolla chiusa.
tacito volo di malinconia
mi trasporta lontano e, inquietamente,
sfronda i ricordi e affranca la mia via
non sgorgherà dal fonte d’Aretusa,
quando più non sarai. Segreto pianto
mi stillerà nell’animo la Musa,
sì che il mio verso muterà l’incanto,
per la mancata tua alba profusa.
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All’anziana madre
l’aria serale, or che a novello idioma
l’estro m’affini, o madre, sospirando.
e che la vampa al rèfolo vacilla:
se bussano le amiche alla tua porta
per attizzarla, l’occhio non ti brilla
ma per l’ambascia che produce il pianto.
Lievi ti siano allor le mie canzoni
dolcemente arpeggiate, ancor che il canto
del maldestro poeta esausto suoni
ad evocarti il giovanile incanto.
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In morte della madre
e non c’è astro a rinverdir gli inquieti
fuggevoli miei giorni, or che mi duole
Ti sento soffio e palpito tra queste
stanze deserte, dove le funeste
ore serali inducono al Mistero.
ad una vita scevra di sventura,
dove blandisce l’alito di maggio
più non assale, prendimi nel viaggio
che ti dischiuse l’ultima avventura.
Enzo Ramazzina