Ruby, ad esempio… Fiumi di parole, chilometri di carta, ore di trasmissione, attacchi e difese ad oltranza, saccenti esperti, illuminati commentatori, gratuite sentenze, moralisti, lassisti, vittimismo dei poteri, che si sentono defraudati, incremento delle tirature, picchi di audience…
La vita in forma di spettacolo ha sostituito il riservato flusso delle esistenze come valore assoluto dell’individualità. L’individualismo, che pare a molti il segno distintivo del nostro tempo, lo è soltanto come egoistica vocazione da parte di pochi a svalutare le istanze e il valore del collettivo a vantaggio personale, non certo come tendenza rivolta ad affermare l’autonomia del singolo: tutt’altro. L’interesse di pochi è sforzo ad omologare, a conformare a un modello dettato, l’adesione al quale rende globale il mercato dei prodotti predisposti ed imposti; l’interesse di pochi è premura di annacquare le coscienze con sapienti miraggi che snervano il senso critico – sempre molesto per qualunque forma di potere -, illusioni che lo inducono a credere, nello stordimento, di essere più solido ed efficace e, in questa fede, di essere libero.
“La notizia non può attendere“, lo show non può interrompersi, la vetrina non può spegnere le luci, la bancarella non può ritirare i teloni… ma l’uomo può smettere di pensare, credendo di continuare a farlo attraverso pensieri già pensati per lui. Ma quali notizie, quali spettacoli, quali vetrine, quali bancarelle devono avere questo fervore inesausto?
Risponde il criterio comune adottato dall’oligarchia dominante: ha ininterrotta laboriosità tutto quello che allenti i cervelli e le borse.
Ruby, ad esempio.
Fiumi di parole, chilometri di carta, ore di trasmissione, attacchi e difese ad oltranza, saccenti esperti, illuminati commentatori, gratuite sentenze, moralisti, lassisti, vittimismo dei poteri, che si sentono defraudati (ma sono forse soltanto senza un reale esercizio), incremento delle tirature, picchi di audience… l’opinione è confezionata: con l’irrilevante dettaglio che come al solito è doppia, che come al solito perfino doppia non è vera, perché non dice tutto in un caso e nell’altro, perché l’imputato è colpevole e non lo è, perché una faccia dell’opinione lo assolve e l’altra lo condanna, perché il parere è leggero nel vento dei tamburi, e va dove lo porta il soffio. Del resto l’opinione, nella sua originaria veste latina (opinio) ha stoffe antitetiche rispetto alla realtà effettiva (veritas), e se l’opposto della verità è la menzogna, ancora una volta il bombardamento mediatico mente e genera bugie.
La veritas è proprio lontana dall’indecoroso spettacolo “apparecchiato”.
La sostanza della questione è che il pruriginoso pettegolezzo relega in un piano sfocato i problemi, quelli sì, veri: venti giovani su cento non lavorano né studiano (rapporto ISTAT “noi Italia”), aumentano i licenziamenti e cresce la disoccupazione, che acuisce la condizione di deprivazione di non poche famiglie, il 72% delle pensioni è al di sotto dei mille Euro, crescono le imposte, soprattutto quelle indirette, la povertà è sempre più diffusa (quasi 8 milioni di poveri), “Il 14,6% degli italiani arrivano “con molta difficoltà” alla fine del mese’, il 28,4% non può avere una spesa imprevista di circa 600 euro. Il 66,1% dichiara di non riuscire a mettere da parte risparmi, il 13% ha un mutuo e paga una rata di 559 euro al mese in media…” (Savino Pezzotta, dati 2008, sicuramente peggiorati), l’istruzione e la cultura sono sempre più penalizzate, la “casta” sperpera patrimoni nel mantenimento dei suoi privilegi (un esempio: per un giorno di Parlamento un vitalizio di 3108 Euro), i costi della corruzione sono 250 volte più alti, ancora più elevati sono gli interessi sul debito pubblico… Senza contare la grave crisi economica, finanziaria, sociale culturale dalle dimensioni mondiali.
Allora dobbiamo continuare ad occuparci dei travestiti, delle escort, della depravazione degli uomini pubblici? dei delitti analizzati, sviscerati, ricostruiti, messi in scena per la perversione di chi propone e di chi ascolta? dei divini competitori del “piccolissimo” grande fratello? delle dozzinali competizioni televisive? dei cialtroni che si spacciano per quello che non sono? e di altro, e di altro in tutto simile a questo? per esempio delle diatribe calcistiche senza mai fine e senza mai novità?
Una notizia straordinaria, in proposito e in conclusione, che voglio condividere con chi legge, in veste di inarrivabile ed ispirato profeta: conosco la dichiarazione profonda che da oggi in poi ogni allenatore di calcio rilascerà prima di disputare un incontro: “La partita sarà difficile. Noi faremo di tutto per vincerla; anche gli avversari faranno di tutto per non perderla. Il calcio è fatto di episodi e qualche episodio sarà decisivo. Se non pareggeremo, chi non perderà vincerà!”.
Amato Maria Bernabei